Lo sviluppo psicosessuale

Per Sigmund Freud la mente umana è regolata dal principio del piacere, la naturale inclinazione a schivare il dolore ed ottenere la soddisfazione delle pulsioni. Il concetto di pulsione è veramente importante per la teoria freudiana. Dal punto di vista biopsichico, la pulsione rappresenta un concetto limite tra lo psichico e il somatico e funge da collegamento tra la vita psichica e quella somatica. Questa funzione di interfaccia appare chiara nelle quattro caratteristiche essenziali della pulsione: fonte (Quelle), spinta (Drang), meta (Ziel) e oggetto (Objekt).
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Per fonte si ’intende la zona corporea dove ha luogo il processo somatico che la pulsione “rappresenta” nello psichico. La fonte è rappresentata dall’eccitazione di un dato organo del corpo. In relazione della zona somatica da cui si originano, si dividono in: pulsione orale, pulsione anale, pulsione edipica.
La spinta riguarda l’intensità dell’eccitazione, un elemento qualitativo, definita da Freud con il termine latino: libido. La prospettiva dinamica (dal greco dynamis, “forza”) è data dal fatto che la spinta è l’espressione dell’energia pulsionale, ossia dell’insieme di forze che la compongono.
La meta è rappresentata dalla soddisfazione che seda l’eccitazione.
L’oggetto è l’elemento con il quale la pulsione intende raggiungere la meta: “una persona, una parte del corpo, un feticcio, una fantasia, una situazione etc”. Parlando dell’oggetto, Freud scrive: “È l’elemento più variabile della pulsione, non è originariamente collegato ad essa, ma le è assegnato soltanto in forza della sua proprietà di rendere possibile il soddisfacimento. Non è necessariamente un oggetto estraneo, ma può essere altresì una parte del corpo del soggetto. Può venir mutato infinite volte durante le vicissitudini che la pulsione subisce nel corso della sua esistenza”.
Le aberrazioni sessuali possono deviare l’oggetto (omosessualità), oppure alterare la meta (perversioni sessuali).
Lo sviluppo psicosessuale di un bambino naviga quattro fasi prima di completarsi: fase orale, fase anale, fase edipica, fase genitale. Esiste una quinta fase, quella di latenza tra la fase edipica e quella genitale. In pieno periodo vittoriano (1900), Freud scandalizzò i suoi colleghi medici, molti dei quali reagirono anche violentemente alle sue tesi. Il grande valore di questa straordinaria intuizione di Freud consente di differenziare la sessualità infantile con quella adulta. Occorre non identificare più la sessualità con l’attività genitale dell’individuo adulto, ma scoprire che esiste anche una sessualità nel bambino. Freud identificava la “ricerca del piacere fisico”, che è presente in ogni momento della vita di un individuo. Freud definisce il bambino “perverso poliformo”. Il bambino è perverso perché ricerca il piacere senza alcun interesse al fine riproduttivo, evidentemente. È poliformo perché ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite diverse zone erogene. Il bambino è facilitato in questo per l’assenza dell’imposizione morale prodotta dall’educazione (Super Io).
Lo sviluppo sessuale (libido) ha inizio con l’avvio alla vita dopo la nascita di un bambino e si concentra nella zona orale. La bocca è l’organo con il quale il bambino entra in contatto con la madre, attraverso il suo seno. In questo periodo della vita del bambino la sua relazione fondamentale con il mondo esterno è di tipo nutritivo, con la madre. La libido, energia sessuale, si concentra nella bocca. Il fanciullo in questa fase tende a portare tutto alla bocca, dal seno della madre agli oggetti che lo interessano. La bocca diventa il suo mezzo di contatto con il mondo. Le fissazioni relative a questa fase sono dette fissazioni orali, e derivano dalla lunghezza eccessiva o eccessivamente corta di questo periodo. Tutte le fissazioni orali hanno un elemento in comune: l’eccessiva inclinazione per comportamenti che coinvolgono tutto il cavo orale (mangiare, suggere, fumare, bere, etc). Dal punto di vista comportamentale l’individuo può diventare incline al vittimismo e ad alcune particolari dipendenze come il fumo o l’alcolismo. Un trauma in questo periodo o semplicemente la reiterata frustrazione durante lo svezzamento, possono rendere “orali” i tratti del carattere di un individuo adulto. L’orale tende ad assumere, trattenere, morsicare, essere cinico, dominare le situazioni. Tende a chiudere, all’introversione, a sputare, a rifiutare. L’avidità è tipica dell’orale, avidità nella lettura, nel consumare rapporti, nel mangiare, nel bere etc. La fase orale si conclude intorno ai due anni di vita, poi, fino a circa quattro anni, la libido si sposta nella zona anale.Intorno ai quattro anni i bambini entrano nella fase fallica o edipica. I bambini e le bambine si confrontano con il complesso di Edipo, una chiara analogia con la tragedia greca dell’ “Edipo Re, utilizzata da Freud per facilitare la comprensione di questo importante passaggio nello sviluppo psicosessuale dei bambini dai circa quattro ai circa sei anni di vita.
EDIPO RE. Laio e Giocasta, regnanti in Tebe, alla nascita di Edipo, loro figlio, consultarono l’oracolo, il quale predisse: il nascituro ucciderà suo padre e sposerà sua madre. Dopo questa tremenda profezia, i genitori decisero di abbandonare Edipo su un monte affinché morisse. Edipo fu salvato da un pastore che lo allevò come un figlio con la sua famiglia in un’altra città. Quando Edipo, divenuto adulto, scoprì che i suoi erano genitori adottivi, decise di recarsi a Tebe, per trovare e conoscere i suoi veri genitori. Durante il tragitto, uccise un uomo arrogante in una battaglia (quell’uomo era suo padre Laio, ma sia Edipo, sia Laio stesso non potevano conoscersi, si incontrarono per la prima volta nella loro vita in quel tragico momento). Raggiunta Tebe, incontrò la Sfinge che gli pose un quesito come condizione per poter entrare all’interno delle mura della città, vittima di una tremenda peste: chi è quel animale che di mattina cammina con quattro zampe, pomeriggio con due e la sera con tre? Edipo rispose: l’uomo, poco dopo la nascita gattona, da adulto è bipede e da vecchio deambula servendosi di un bastone. Questa brillante risposta servì a liberare Tebe dalla peste e dalla Sfinge, fu acclamato Re e sposò la regina Giocasta, rimasta vedova, senza sapere che Giocasta fosse sua madre naturale. Edipo fu un Re giusto e saggio con il suo popolo, per molti anni. Un giorno l’oracolo chiese ad Edipo Re quale condanna avrebbe inflitto a quell’uomo, presente in Tebe, che uccise suo padre e sposò sua madre. Edipo condannò quell’uomo ad essere accecato ed esiliato da Tebe. A quel punto l’oracolo disse: quell’uomo sei tu, Edipo e gli narrò l’intera tragedia. Edipo si cavò gli occhi con le sue stesse mani e si allontanò oltre le mura della città.
Per Freud questo racconto ricostruisce fedelmente la situazione infantile nella fase edipica. I bambini si innamorano del genitore di sesso opposto e provano ostilità per quello dello stesso sesso. Questa è la fase in cui molti genitori si trovano impreparati e non comprendono il bambino e la bambina. Non avendo memoria della propria fase edipica e conoscenza di queste naturali dinamiche, comuni a tutti i bambini del mondo, genitori impreparati potrebbero commettere il gravissimo errore di ritenere il proprio figlio o la propria figlia anormale, disobbediente, perverso/a. Nella realtà l’anomalia è rappresentata dalla reazione inadeguata dei genitori, che dovrebbero essere non seduttivi e non repressivi, ma sereni e comprensivi. E’ ovvio che quello del bambino è un sentimento che non può trovare soddisfazione. Secondo Freud i bambini escono dalla fase edipica in due modi diversi. Se maschi, con la paura di castrazione, temendo che i sentimenti d’amore verso la madre e di ostilità verso il padre siano puniti facendogli scomparire dal corpo quella zona che rappresenta il centro della sessualità. Per questo timore, il bambino comprende di non poter combattere per l’egemonia sulla madre contro il padre, soprattutto perché è molto più forte di lui, inoltre il padre rappresenta colui che è veramente desiderato sessualmente dalla madre. Questa consapevolezza rappresenta la maturazione del bambino e l’accettazione della situazione. Da quel momento, progressivamente, inizierà a rivolgere le proprie attenzioni sessuate fuori dalla famiglia di origine. Il bambino modifica il suo sentimento di ostilità in ammirazione e inizia a vedere il padre come un modello nel quale identificarsi. In coppie di genitori con un comportamento intimo assente o insoddisfacente e in famiglie dove i genitori palesano i loro conflitti e si svalutano verbalmente in presenza dei figli, il passaggio di questa fase presenterà forti complicazioni per il bambino. L’identificazione con il padre permette al bambino di uscire dal complesso di Edipo ed accettare la legge morale che regola i rapporti familiari. Da quel momento in poi, soprattutto con l’adolescenza, cercherà all’esterno della famiglia la donna da amare.

Nel periodo edipico le femmine provano una profonda invidia per la madre che riceve dal papà l’oggetto di amore che a lei manca. E’ quella che Freud chiama invidia per il pene e secondo lui è proprio questa invidia a generare l’Edipo nella femmina. Non avendo il pene la bambina si sente inferiore e prova rabbia nei confronti della mamma che ha permesso che nascesse senza pene! Agli occhi della figlia, la mamma non è senza perché lo riceve da papà. Quindi, anche lei può riceverlo dal papà! Freud attribuisce al pene un significato più ampio di quello abitualmente inteso: non è esclusivamente una parte del corpo, ma la rappresentazione delle fantasie di cui è preda il bambino in questa fase. Intuisce ma non sapere, vede i propri genitali ma non vede necessariamente quelli dell’altro sesso. L’uscita dal complesso di Edipo nelle femmine è più graduale che per i maschi perché al posto dell’angoscia di castrazione da punizione c’è l’invidia per il pene, che andrà scemando nel periodo successivo.
Le fissazioni sviluppate nella fase edipica, sviluppano personalità risolute, orgogliose, autonome ed egoiste. Freud era dell’idea che in questa fase si sviluppasse l’omosessualità se le condizioni non consentono l’identificazione con il genitore dello stesso sesso (es. padre particolarmente severo dal quale ci si vuole differenziare). Persone affette da queste fissazioni mostrano segni di asessualità o promiscuità, puritanismo o amoralità.
Per quanto Freud non riconosce questa come una fase psicosessuale vera e propria (perché in essa la libido è dormiente), ne evidenzia l’importanza. In questa fase (tra i 6 anni circa e la pubertà), i bambini sviluppano le loro amicizie con persone dello stesso sesso e focalizzano l’attenzione sulle trasformazioni fisiche tipiche di questo periodo.Questa fase inizia con la pubertà e accompagna l’individuo per tutta la sua vita, attraverso un percorso incessante di crescita e maturazione. Durante la vita la persona deve risolvere i conflitti e le fissazioni strutturate nel corso delle fasi precedenti, perché diversamente non avrà abbastanza energia sessuale affinché si realizzi completamente. Le nevrosi altro non sono che sviluppi sessuali non completati. Immaginiamo la libido alla nascita costituita da 100 soldatini. L’ideale sarebbe depositarne in uguale quantità nelle varie fasi: orale, anale, fallica, genitale (IO). Nella realtà, ogni essere umano distribuisce questi soldatini in modo assolutamente soggettivo in relazione alle sue esperienze affettive e relazionali maturate nel corso delle rispettive fasi, così ognuno sarà un po’ più orale, anale, edipico e genitale; questa singolarità rappresenta i tratti del carattere che ogni individuo possiede e con i quali si relaziona con l’ambiente esterno e con se stesso.Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico,
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147