la storia della bioenergetica

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La bioenergetica trova la sua genesi nell’opera di Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi. All’epoca di Freud (periodo vittoriano), le persone soffrivano di un gran numero di malattie per le quali la scienza medica sembrava non possedere rimedi: paralisi, cecità, attacchi epilettici, perdita della memoria e perdita di sensibilità in varie parti del corpo.
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Mentre la psicoanalisi freudiana pone l’attenzione sulla produzione verbale dei pazienti, Wilhelm Reich, allievo di Freud, compone la dicotomia psiche-soma presente nel campo psicoanalitico e l’attenzione terapeutica viene orientata sul corpo, quale campo di energie vegetative psichicamente messe in movimento. Nello stesso modo in cui Freud notò una rottura tra memoria conscia ed inconscia, Reich notò una disarmonia fra le varie espressioni del corpo.Uno dei principi della teoria reichiana è l’aver correlato l’inibizione della reattività emotiva con la limitazione della respirazione e l’aver evidenziato come le variazioni nell’assunzione di ossigeno influiscano sui processi metabolici dell’organismo, variandone il livello energetico e la naturale motilità.
L’energia dell’organismo dipende dal metabolismo ed il metabolismo dipende dalla respirazione. Come per una fiamma, la sua vivacità e vitalità dipende dall’ossigeno presente nell’ambiente, così per l’organismo umano l’energia dipende dalla profondità del respiro. Per ridurre il livello energetico è necessario ridurre la respirazione; limitare e bloccare il respiro è il meccanismo di difesa più primitivo.
Il processo respiratorio infatti avviene con movimenti inspiratori ed espiratori che, coinvolgendo il corpo nella sua totalità, ne esprimono a livello fisico il processo emozionale. L’alterazione del respiro avviene durante l’età dello sviluppo.
Di conseguenza, le tensioni muscolari croniche dei vari distretti corporei, limitando il flusso respiratorio, producono la frammentazione dell’organismo sia a livello fisico che psichico. Da qui la focalizzazione dell’intervento terapeutico sul corpo, inteso come campo di energie vegetative, espressione del mondo psico-emozionale dell’individuo. L’Analisi del Carattere elaborata da W. Reich è strumento essenziale di intervento terapeutico attraverso una tecnica che prende il nome di Vegetoterapia. Essa tende a ristabilire il flusso dell’energia bloccata nell’organismo dalle rigidità difensive caratteriali, iscritte nelle tensioni muscolari croniche durante il processo fisiologico della rimozione. L’approccio terapeutico è orientato a ristabilire la funzione genitale, intesa come espressione di un processo energetico più ampio che coinvolge tutto l’organismo secondo il principio della “eccitazione-carica-scarica-distensione”. Attraverso la sua attuazione, si ristabilisce l’equilibrio della personalità.

Reich osservò che, con l’avviarsi della terapia, in questi pazienti, le tensioni muscolari cambiavano. Le spalle e le braccia della persona depressa si rilassavano, le mascelle diventavano meno rigide e i denti meno serrati. La ragione per cui il paziente fatica per tenere a freno gli impulsi e reprime i ricordi dolorosi, è per evitare di mostrarsi debole. Allentando le tensioni muscolari croniche, il paziente sperimenta la propria vulnerabilità. Serrando la bocca e i denti egli assume un’espressione corporea che comunica: “Non voglio lasciarmi andare per non essere ferito di nuovo”. Reich sperimentò come rilassare i muscoli cronicamente tesi mediante la pressione fisica diretta su di loro e scoprì che questa metodica era efficace. Attraverso la metodica reichiana, il paziente poteva entrare in contatto con emozioni forti e a lungo dimenticate e con ricordi tristi e dolorosi. L’unità di mente, corpo ed emozioni si rivelò per la sua concretezza. Reich notò anche che il paziente appariva più vivo, la sua pelle più rosea, i movimenti più spontanei, gli occhi più luminosi. Come se avesse più energia.

Alexander Lowen, paziente ed allievo di Reich, denominò questa energia:
“bioenergia”.
Dopo il termine della terapia reichiana e dopo la tragica morte di Reich nel novembre del 1957, Lowen sentiva il bisogno di continuare la sua terapia personale, comprendendo che tensioni muscolari permanevano nel suo corpo impedendogli di provare la gioia che desiderava. Lowen sentiva il desiderio di un esperienza sessuale ancora più ricca e piena e decise di riprendere la terapia. Non poteva tornare da Reich e non aveva fiducia negli altri terapisti reichiani. Era convinto che dovesse essere una terapia basata sul corpo, per cui decise di lavorare con il suo socio John Pierrakos, di cui era maggiore sia per anni che per esperienza. Fu da questo lavoro comune sullo stesso corpo di Lowen che nacque la bioenergetica. (Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli, Milano, 2004, cap. I° – pag. 34)
Lowen, allargò quindi la terapia sul corpo ed introdusse il lavoro bioenergetico. Anziché limitarsi alla sola pressione e manipolazione delle tensioni muscolari croniche, egli fece uso di alcune posizioni di stress che potevano consentire a queste tensioni di rilasciarsi, di sciogliersi. La dimostrazione di questo stemperamento delle tensioni era l’insorgere, nei muscoli, di una fine vibrazione.
Lowen osservò come i blocchi muscolari impedivano il libero scorrere dell’energia. Per esempio, un diaframma cronicamente contratto, come una strettoia, interrompe l’onda respiratoria, provocando una respirazione solo toracica, superficiale. Conseguentemente, diminuisce l’apporto di ossigeno ed il livello energetico si riduce visibilmente. Questo modo di respirare è uno dei sistemi che noi utilizziamo per controllare le nostre emozioni. Per aiutare i pazienti a respirare pienamente e naturalmente, Lowen inventò il cavalletto bioenergetico. Un individuo il cui flusso energetico è bloccato, ha perso una parte della sua vitalità e della sua personalità. Per questa perdita, una persona tende a sentirsi triste e depressa, spesso in lotta e usa la sua forza di volontà per svolgere tutte le cose abituali, le manifestazioni di tutti i giorni. In questa situazione, diventa difficile mettersi in relazione con gli altri o provare piacere. Viene meno la gioia di vivere e ci si orienta verso un’esistenza tetra, grigia e noiosa.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147