Il senso di colpa e la vergogna sono al centro di molti disturbi emotivi. Il senso di colpa si genera dalla consapevolezza di come le nostre azioni possano essere giudicate dagli altri in modo biasimevole: “ho mangiato due pasticcini, mi giudicheranno una ingorda; non ho concesso un prestito ad un amico perché proprio non posso, adesso non mi vorrà più bene; indosso un abito acquistato al mercato, vuoi vedere che gli altri se ne accorgono? Con le mie finanze non posso permettermi capi costosi in questo periodo…”.
Questo stato emozionale affligge l’individuo anche quando questi ha agito nel solo modo possibile, data una particolare circostanza. Il senso di colpa scalfisce l’equilibrio nelle transazioni sociali e altera il comportamento. Infatti, quando si agisce pervasi dal senso di colpa, inevitabilmente, si prova risentimento per la persona che lo ha suscitato: “proprio a me doveva chiedere soldi, che brutta situazione, ora mi toccherà darglieli per forza se no cosa penserà di me, poteva evitare però, che rabbia”. Questi risentimenti frequentemente evolvono in rancore, collera, odio e il rapporto relazionale si deteriora. Gli effetti deleteri del senso di colpa sono evidenti nei rapporti più intimi (coniugalità – genitorialità), gli effetti sono l’ostilità ad oltranza tra marito e moglie e l’ambivalenza (odio amore) nei rapporti genitori-figli. In costanza di senso di colpa l’amore deve cedere il passo al tentativo di seduzione, lo scopo è quello di ottenere intimità, ma il risultato è un rapporto senza terra, senza una base solida per costruirsi, consolidarsi e durare nel tempo. Per fare emergere l’amore nascosto in modo onesto e leale, senza l’infezione di sentimenti negativi, è necessario superare il senso di colpa.
LE ORIGINI DEL SENSO DI COLPA
Insegniamo ai nostri bambini come comportarsi per evitare giudizi morali. Diciamo loro che i genitori soffriranno se loro non li amano e non si comportano “bene”. I primi tentativi di contestazione del fanciullo sono prontamente soppressi e senza alcun chiarimento, in nome del rispetto “dovuto” ai genitori. Questo atteggiamento genitoriale, se eccessivo e reiterato, non consente di poter insegnare al bambino come provare un sentimento. Infatti, il piccolo, naturalmente e spontaneamente, amerà i genitori solo se sentirà di avere ricevuto amore e non fredde continue coercizioni; li rispetterà se il loro comportamento avrà la forza di suscitare in lui l’ammirazione. Criticare ripetutamente i suoi sentimenti e le sue pulsioni lo trascinerà sempre più verso un senso di colpa e di vergogna. Il bambino in questa situazione sentirà che gli tocca un ruolo da recitare. Ogni maschera che deve aderire ad un modello, proprio per la sua funzione difensiva, nega la spontaneità. Chiuso in questa prigione interiore il bambino si sentirà responsabile dei propri sentimenti più che del suo comportamento. Occorre tuttavia sottolineare che nella vita sociale il senso di responsabilità rappresenta un valore fondante, non si può vivere bene con il prossimo senza un adeguato senso di responsabilità. Il senso di responsabilità favorisce l’aderenza con la realtà e la concretezza di una persona, il senso di colpa condiziona l’individuo a vivere in modo astratto, preda delle sue illusioni.
SENSO DI RESPONSABILITA’ E SENSO DI COLPA
Il problema emergente per la salute psichica di un individuo pone necessariamente un quesito: “come si può mantenere elevato il senso di responsabilità, attenuando il senso di colpa?
Occorre che l’individuo riesca a pervenire ad una certezza assoluta: “si è responsabili delle proprie azioni e non dei propri sentimenti”. Il sentimento è una reazione biologica che supera ogni condizionamento possibile della nostra mente razionale (IO), la cui funzione è di sentire i sentimenti e non di giudicarli o, ancora peggio, controllarli. La funzione della razionalità è quella di controllare l’azione, non il sentimento. Ad esempio, una persona sana è in grado di sentire attrazione sessuale per una altra persona, ma non per questo motivo è giustificato a “saltargli addosso”. L’immediato passaggio all’atto è da squilibrati. Il controllo razionale sull’azione consente di contenere i propri sentimenti, fino a quando non sarà possibile esprimerli. Una dichiarazione d’amore può dimostrarsi opportuna nel corso di una chiacchierata, seduti sulla panchina di un parco, nel pieno rispetto per l’altro e nella consapevolezza che il sentimento stesso potrebbe non essere condiviso: chiaro esempio di un comportamento adeguato, che deriva da un radicato senso di responsabilità.
L’individuo disturbato, al contrario, giudica il sentimento e quando la sentenza sarà: “cattivo”, lo reprimerà, dannandosi per averlo provato. La vergogna e la collegata dannazione per aver provato un sentimento giudicato cattivo, risponde come un eco al senso di colpa. La repressione e la negazione del sentimento indebolisce l’autopercezione e la componente razionale della personalità (IO). L’individuo perderà la sua aderenza con la realtà e il suo agire responsabile.
SENTIMENTI BUONI E SENTIMENTI CATTIVI
Capita di chiedersi se un sentimento di rabbia, di amore o di tristezza sia buono o cattivo. Nella realtà, i sentimenti non si possono giudicare, essi non rispettano le leggi razionali e sono influenzati da altri sentimenti. Il sentimento non necessita l’azione, la persona gioiosa rallegra chi gli sta accanto e una scontrosa è evitata dagli altri pur non facendo nulla. Il senso di colpa si manifesta quando ai sentimenti l’individuo collega il nesso causale: (devo negare la mia rabbia perché altrimenti gli altri penseranno che sono cattivo, solo i cattivi si arrabbiano). Nel rapporto genitori-figli, il genitore che non riesce a scollegare i sentimenti del proprio bambino dal nesso di causalità, non sarà in grado di accettare i sentimenti negativi del fanciullo. Nel processo educativo la frequenza delle punizioni sottolinea che l’adulto non riesce a tollerare l’ostilità del bambino. Avendo negato ai propri sentimenti di potersi esprimere è anestetizzato nell’ascolto emotivo verso il proprio figlio, senza considerare l’influenza dei propri sentimenti rimossi nelle relazioni familiari.
CONCETTO DI COLPA E SENSO DI COLPA
Nei tribunali si giudica la colpevolezza sulla base delle azioni commesse. Non si è colpevoli dei sentimenti quando a questi non segue l’azione. Tuttavia, nella vita quotidiana, la colpa è spesso attribuita ai sentimenti più che alle azioni e questo provoca la malattia emotiva. Molte persone rimuovono i loro sentimenti di ostilità e la loro sessualità perché esprimono un giudizio negativo a loro riguardo, come conseguenza si solleva un profondo senso di colpa in loro, che scompare solo quando questi sentimenti hanno modo di liberarsi dalla prigione interiore.
LA VERGOGNA
La premessa è che vergognarsi per una precisa azione deplorevole è non solo normale, ma anche auspicabile. Permette di mettersi in discussione, di tentare di comprendersi mediante l’introspezione e comprendere l’effetto sugli altri delle nostre azioni; può essere considerata l’anticamera delle scuse dovute. La vergogna in assenza di un atto agito del quale vergognarsi è un sentimento intellettuale come la presunzione e la vanità, scaturisce quando le attività corporee sono giudicate in funzione di valori accettati dal tessuto sociale di riferimento del soggetto. Spesso sono ammirate le attività che manifestano il potere della mente, in contrapposizione al sentire del corpo. La vergogna si accompagna alle funzioni naturali. Chi mangia avidamente è definito negativamente e associato con disprezzo ad un animale (mangia come un maiale); se avidamente accumula denaro, lo stesso soggetto è giudicato una persona di prestigio. La vergogna ci fa sacrificare il piacere della spontaneità naturale, collegata alle sensazioni del nostro corpo. E’ pacifico che i bambini debbano imparare come comportarsi in pubblico, è un allenamento fondamentale per la loro vita sociale, ma quando la vergogna è riferita ai sentimenti e non alle azioni, si sgretolano le fondamenta sulle quali poggia una vita felice, ricca di armonia. Nell’individuo, quando la vergogna agisce a livello inconscio, il comportamento è frequentemente l’esibizionismo; l’esposizione tenta di controbilanciare il senso di vergogna. Riguardo i sentimenti intellettuali citati, chi è presuntuoso si preoccupa molto del proprio aspetto; il vanitoso è ossessionato dal proprio aspetto. Questi eccessi riferiti all’esteriorità, rappresentano un mezzo della componente cosciente e consapevole della personalità (IO), per tentare di fuggire dai veri sentimenti, repressi a suo tempo e imprigionati all’interno del corpo, che per evitare la loro liberazione si è dovuto indurire come le sbarre di una prigione, perdendo così la sua armonia, la sua elasticità e la sua spontaneità.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi