perdere peso, dimagrire dal punto di vista psicologico

Il peso appropriato per il benessere di un individuo è regolato dal cervello. Il bisogno di poter contare su meccanismi biologici innati è dimostrato dal problema comune di tentare di perdere peso. Frequentemente la gente lotta aspramente per perdere peso e raggiungere il peso “forma”, che ritiene ideale. Si tratta spesso di una lotta inutile, molti piaceri sono associati al cibo: un’immagine di amore quotidiano e di convivenza affettuosa è quella offerta da una famiglia raccolta attorno a un tavolo in un momento lieto.

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Fino a pochi decenni fa non esisteva il riscaldamento nelle case e la temperatura corporea nei periodi freddi dipendeva dalla produzione di calore dall’interno, utilizzando il metabolismo. Il corpo funziona come un forno e il cervello svolge la funzione di termostato del corpo, ma se si assume più combustibile sotto forma di calorie di quanto richiesto per la produzione di calore e di energia, l’eccedenza sarà immagazzinata sotto forma di depositi di grasso. Per questo motivo quando si assorbono più calorie di quelle che si consumano, si acquista peso lipidico. Il guadagno e la perdita di peso lipidico non sono una semplice questione di calorie, poiché il cervello regola il peso attorno a un punto fissato, nello stesso modo in cui un termostato regola la temperatura. L’ipotalamo controlla il consumo di cibo, di bevande e il livello metabolico per aumentare o diminuire il dispendio di calorie. Guadagnare o perdere peso è più difficile di quanto potremmo predire in base a un semplice computo delle calorie. Il fatto che il cervello regoli con precisione il peso del corpo ci aiuta a comprendere il motivo delle variazioni di difficoltà nel perdere peso tra il periodo iniziale e quello successivo di un programma nutrizionale restrittivo dal punto di vista energetico. All’inizio di una dieta abbiamo appena cominciato a discostarci dal nostro punto fissato e la perdita di peso è relativamente facile. In seguito, discostandoci significativamente dal peso fissato, la perdita diventa sempre più difficile. Consideriamo le giustificazioni comuni:

  • Nella mia vita ho perso e ripreso peso con un andamento a fisarmonica. In ogni modo quello che ho perso con non pochi sforzi lo ho sempre ripreso.
  • Non importa quanto mangio, è come se fossi grassa/o per natura.
  • Mi basta annusare e guardare il cibo per ingrassare.

Sembra che alcune persone siano nate per essere in sovrappeso. Per certe persone la parte del cervello che regola il peso può essere semplicemente fissata su un peso maggiore. Questo fatto rende difficile se non impossibile perdere peso al di sotto del proprio punto fissato. In questi casi le persone che rispettano una dieta si battono contro una potente barriera biologica. Una delle ragioni per cui è difficile perdere peso sottoponendosi ad un regime alimentare programmato consiste nel fatto che i meccanismi regolativi del cervello cominciano subito a compensare la situazione di scarsità, conservando più efficacemente l’energia corporea. Quando il peso inizia a calare il corpo lotta con maggiore impegno per ripristinare il suo peso predefinito (il peso predefinito può essere condizionato anche da fattori inconsci profondi, ad esempio: una persona che ha difficoltà a stabilire i confini psicologici tra se e gli altri, potrebbe aver bisogno di un “cuscino adiposo” per sentirsi meno esposta e vulnerabile nelle transazioni sociali). Questa situazione favorisce il rafforzamento della protezione incorporata dall’organismo e pone il punto fissato più in alto di quanto la persona possa desiderare. Poiché durante una dieta il corpo si abitua a operare con richieste di energia più basse, quando si interrompe la dieta e si mangia normale è probabile un aumento di peso. Il peso è mantenuto quindi in un delicato equilibrio, regolato in modo inconscio da meccanismi cerebrali innati. Tutto questo è confermato dalle testimonianze di molti sopravvissuti a disastri, come i campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Tra i molteplici atroci esperimenti condotti in quel periodo, i nazisti decisero di scoprire in quanto tempo sarebbero morte delle persone sottoposte a diete particolarmente ipocaloriche (300 calorie al giorno). La maggior parte delle persone morirono, ma in un piccolo gruppo ci furono molti sopravvissuti. Quando gli alleati liberarono i superstiti, chiesero al capo di questo gruppo che cosa avesse permesso loro di sopravvivere a differenza degli altri. Egli disse: “Ogni giorno, quando ci davano il nostro magro pasto, ci riunivamo tutti e parlavamo. Parlavamo dei pranzi più meravigliosi che avevamo mai fatto, e di quelli che avremmo potuto fare ancora. Forse il cervello può ricevere informazioni sul peso da fonti diverse dal cibo. Ecco perché “desiderando fortemente il cibo” si può aumentare di peso. Nel corso di una ricerca, persone che si limitavano a guardare una bistecca sfrigolate aumentarono la loro produzione di insulina. Questo accrebbe l’ingresso di grasso nelle loro cellule. Queste persone aumentavano di peso. Un altro esempio interessante venne fornito da uno studio piuttosto esteso. Jana Mossey e Evelyn Shapiro, dell’Università di Manitoba, studiarono tremila persone dell’età di sessantacinque anni e più. Ogni persona classificò il proprio stato di salute con giudizio da “cattivo” a “eccellente”. Nello stesso tempo le condizioni di salute di ogni persona furono valutate sulla base della documentazione clinica. Ebbene, quelle fra le persone in condizioni di salute obiettivamente cattive, che giudicavano buona la loro salute, avevano probabilità di sopravvivenza migliori di quelle che, pur essendo in condizioni di salute obiettivamente buone, giudicavano cattiva la loro salute. (Robert Ornstein, Richard F. Thompson, David Macaula – Il cervello e le sue meraviglie, alla scoperta di un universo fantastico – Rizzoli Milano 1987)

Anche se questo stato di cose ammette molte possibili interpretazioni, pare chiaro che ciò che noi crediamo di noi stessi può consentirci di modificare il nostro aspetto corporeo ed il nostro stato di salute. Per questo motivo una profonda esperienza di consapevolezza di noi stessi, nel rispetto dell’unità funzionale psiche-soma, favorisce quell’armonia, quell’equilibrio e quello stato di calma importanti per il benessere psicofisico e, di conseguenza, per il peso corporeo integrato e non scisso dagli aspetti della nostra personalità. In altre parole, se il peso in eccesso rappresenta una delle condizioni che sostengono la difesa psichica inconscia, smascherando la difesa e connettendo l’inconscio con la parte cosciente e consapevole, il processo di integrazione orienta l’individuo verso il benessere sia psichico che corporeo. Il peso in eccesso non rappresenterà più il castello nel quale poterci rinchiudere per paura delle avversità della vita. Attraverso la consapevolezza possiamo recuperare il coraggio di abbassare il ponte levatoio, uscire, vivere e godere della vita, sostenuti dalla nostra autenticità.

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Dr. Cosimo Aruta

Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico

Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147

Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano

psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale

psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari

psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo

colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere

ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile

depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui

problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi