Quale è quell’animale che la mattina cammina con quattro zampe, pomeriggio con due e la sera con tre. L’enigma della Sfinge contiene elementi importanti per la comprensione della natura umana. La risposta di Edipo fu: “l’uomo”. Al mattino dell’infanzia gattona poggiando su arti inferiori e arti superiori, nell’età adulta (il pomeriggio della vita) deambula nella stazione eretta, sollevando le “zampe”posteriori” e nel corso della vecchiaia si serve di un bastone per mantenere l’equilibrio, reso instabile dagli acciacchi tipici dell’ultima fase della vita.
L’animale uomo ha modi diversi di stare al mondo. Da bambino, nel primo anno di vita, il cucciolo d’uomo è sostanzialmente come gli altri animali, vive pienamente la vita del corpo, tentando di seguire i propri istinti in libertà. Un istinto importante, comune a tutti i mammiferi, è succhiare il seno per trarre nutrimento e amore. Se questo periodo della vita è turbato da uno svezzamento precoce, possiamo attenderci un disturbo dell’istinto di succhiare, che si manifesta nell’impossibilità di inspirare pienamente e profondamente aria attraverso la respirazione spontanea.
Nella seconda fase della vita dell’uomo (che ha inizio intorno al compimento del primo anno di vita), egli diventa più umano, acquisisce il linguaggio ed è capace di stare in piedi. Adesso il piccolo osserva il mondo da un’altra angolazione e sviluppa le sue capacità creative. L’educazione può rispettare i tempi della fanciullezza o tentare di accelerarli, sperando di poter forzare lo sviluppo della volontà, una componente dell’Io ancora tenera nel fanciullo. La dualità mente corpo è espressa di Io (coscienza) e corpo (inconscio).
Occorre sempre una terza definizione per capire dualità e contraddizioni. Infatti, la Sfinge introduce un terzo stadio, l’uomo che cammina con tre gambe, un prodotto dell’evoluzione che racchiude in se sia la parte razionale, sia la parte naturale dell’uomo. L’anziano non può più sostenersi su due gambe e si avvicina il momento del suo ricongiungimento alla terra attraverso il corpo. Come una goccia d’acqua che dovrà fondersi in un oceano, l’anziano trascende la sua individualità, tipica invece del secondo stadio della vita. L’individualità orienta la coscienza verso il proprio Io, in altre parole siamo egoisti. Poiché l’Io non potrà sopravvivere al corpo, persone che hanno un intenso senso dell’Io, vivono incessantemente con la paura della morte. Al contrario, le persone che presentano un senso dell’Io equilibrato conservano la natura del bambino che sono stati, quella animale e, come tutti gli animali, non vivono con la paura della morte. Esiste un rapporto di interdipendenza degli opposti: chi ha paura di morire ha anche paura di vivere e questo è un vero dramma dell’esistenza.I tre stadi della vita umana sono collegati a tre diverse prospettive temporali. Il bambino vive nel presente, l’adulto tende a vivere nel futuro. Proiettare con eccessiva forza la coscienza nel futuro può produrre una momentanea sospensione della percezione della realtà, si perde il buon senso. Le diverse prospettive temporali tra un bambino e un adulto dipendono dai principi fondamentali del comportamento umano: il principio del piacere e il principio della realtà. Il principio della realtà afferma che il piacere può essere rimandato e un dolore tollerato in cambio di un successivo piacere maggiore o per evitare un dolore di più grande intensità in futuro. Ad esempio, non mangio una fetta di torta prima di cena perché perdendo l’appetito non potrei gustare i piaceri della cena e godere della gioia del convivio. Sopporto di tenermi la sensazione di fame e la tentazione di una immediata soddisfazione per un piacere maggiore futuro. Non esco con gli amici una sera perché il giorno successivo ho un importante esame e desidero ripassare per sentirmi interamente preparato. Il principio di realtà è condizionato dalla capacità di prevedere una situazione futura. Quando i due elementi (principio del piacere e principio della realtà) perdono il loro naturale equilibrio dinamico, orientando l’individuo ad una attenzione esagerata rivolta al futuro, il presente si spoglia di significato e di piacere. Ad esempio: iniziamo una attività professionale e pensiamo già alla pensione; al primo giorno di scuola di un bambino i genitori fanno prematuramente progetti per la scuola superiore; il tragitto da casa la lavoro diventa uno spazio vuoto percorso frettolosamente, etc. Poiché il futuro è figlio del presente, la perdita del presente rende il futuro una mera astrazione mentale, una illusione, come pensare di costruire il tetto di una casa senza avere ultimato le fondamenta.
Nella terza fase della vita si diventa anziani, il futuro scolorisce, il presente perde la sua luminosità, è tempo di guardare indietro ed il passato si rivitalizza con la nitidezza di un arcobaleno. L’arcobaleno unisce i colori, come la sintesi dialettica fonde gli stadi temporali della vita umana. Questa integrazione si realizza attraverso la trattazione qualitativa delle informazioni, denominata: comprensione e conoscenza.Nella seconda fase della vita dell’uomo (che ha inizio intorno al compimento del primo anno di vita), egli diventa più umano, acquisisce il linguaggio ed è capace di stare in piedi. Adesso il piccolo osserva il mondo da un’altra angolazione e sviluppa le sue capacità creative. L’educazione può rispettare i tempi della fanciullezza o tentare di accelerarli, sperando di poter forzare lo sviluppo della volontà, una componente dell’Io ancora tenera nel fanciullo. La dualità mente corpo è espressa di Io (coscienza) e corpo (inconscio).
Occorre sempre una terza definizione per capire dualità e contraddizioni. Infatti, la Sfinge introduce un terzo stadio, l’uomo che cammina con tre gambe, un prodotto dell’evoluzione che racchiude in se sia la parte razionale, sia la parte naturale dell’uomo. L’anziano non può più sostenersi su due gambe e si avvicina il momento del suo ricongiungimento alla terra attraverso il corpo. Come una goccia d’acqua che dovrà fondersi in un oceano, l’anziano trascende la sua individualità, tipica invece del secondo stadio della vita. L’individualità orienta la coscienza verso il proprio Io, in altre parole siamo egoisti. Poiché l’Io non potrà sopravvivere al corpo, persone che hanno un intenso senso dell’Io, vivono incessantemente con la paura della morte. Al contrario, le persone che presentano un senso dell’Io equilibrato conservano la natura del bambino che sono stati, quella animale e, come tutti gli animali, non vivono con la paura della morte. Esiste un rapporto di interdipendenza degli opposti: chi ha paura di morire ha anche paura di vivere e questo è un vero dramma dell’esistenza.
La comprensione è il potere di dedicarsi alle impressioni dei sensi e di comporle in insiemi
(Samuel Taylor Coleridge, poeta, critico letterario e filosofo inglese dell’800)
La conoscenza è una qualità specificatamente umana, appartiene al secondo stadio della vita, riguarda l’assorbimento cosciente di informazioni e comporta l’uso delle capacità cognitive. La comprensione scaturisce dalle sensazioni del corpo, dalla sensibilità di un individuo. Conoscere è quindi una funzione dell’Io, abitualmente preferita dalla cultura occidentale. La conoscenza dovrebbe svilupparsi con l’approfondimento della comprensione, ma purtroppo questo non avviene abitualmente. Frequentemente, ciò che pensiamo di sapere confligge con la comprensione e noi ci fidiamo maggiormente della conoscenza, negando la comprensione. Facciamo un esempio: sappiamo che il denaro ed il potere sono importanti e facciamo enormi sacrifici per ottenerli. Sacrifichiamo il piacere, l’integrità e la serenità per acquistare beni materiali e creare un immagine di noi vicina al successo. Comprendiamo che il piacere, l’integrità e la serenità sono beni preziosi da cui dipende la nostra salute e quella delle persone a noi vicine, ma siccome non si tratta di un fatto dimostrabile immediatamente, come l’effetto della ricchezza sulla capacità di consumo, ignoriamo questa comprensione. La comprensione non offre alcuna ricompensa in termini di illusioni, non attenua l’insicurezza umana con elementi palliativi; la comprensione è concreta. Possiamo studiare un libro e credere che il suo contenuto sia sacro come il vangelo, rovesciando il ruolo della comprensione dell’argomento trattato dal testo. Invece di basare la conoscenza sulla comprensione, procediamo al contrario, tentando di trovare la comprensione dentro la conoscenza, come capovolgere un albero sperando che i rami possano fungere da radici. Non si tratta di negare il valore della conoscenza, è solo una questione di priorità. La risposta empatica esce spontaneamente da un individuo all’altro, da un problema all’altro, da un argomento all’altro e, una volta fuori, possiamo utilizzare la conoscenza per interpretare la comprensione. Facciamo un esempio interessante per tutti i bambini delle scuole primarie: se i bambini comprendono l’utilità della matematica, saranno stimolati a studiarla (sentiranno che gli serve la conoscenza per interpretare la comprensione). Al contrario, lo studio delle tabelline, delle operazioni, della risoluzione di problemi, etc., senza un collegamento con la vita reale, risulta veramente noioso da studiare (saranno forzati a tentare di trovare la comprensione dentro la conoscenza). La differenza è determinante per l’apprendimento. Il motore che spingerà verso la conoscenza nelle due modalità sarà: interesse e passione contro noia e fatica. Come tentare di costruire una casa partendo dal tetto.
Nel terzo stadio della vita, la persona matura trova la sintesi del conflitto tra conoscenza e comprensione, questa sintesi è la saggezza. La persona matura ha vissuto l’infanzia con il suo presente, ha mirato il futuro nella seconda fase, adesso può guardare indietro e vedere entrambe le esperienze.
La saggezza aiuta a capire che la vita è un viaggio e che il significato non si trova nella destinazione ma nel viaggio stesso. La persona saggia ha riconciliato in sé la natura animale e la mente razionale. L’acquisizione della saggezza è un processo che aiuta a vedere ed accettare le contraddizioni della natura umana, soprattutto quelle dei nostri genitori, essi ci hanno amati quanto ne furono capaci. Non si può raggiungere la pace senza avere navigato tutte le acque nel mare delle nostre sofferenze: rabbia, furore per non aver sentito il calore dell’amore dei nostri genitori; la tristezza per la loro indifferenza ai nostri bisogni; la paura provocata dalla loro ostilità. Il dolore pervade il nostro corpo a causa di questi antichi traumi. Negare e reprimere le sensazioni collegate a questi sentimenti indebolisce il sé, allontanandoci dal percorso verso la pace e la saggezza. Saggezza significa vedere le cose per come sono veramente, nella loro essenza, oltre il velo coprente delle nostre contraddizioni.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147