a chi è dedicata la mediazione familiare, a chi si rivolge?

La Mediazione Familiare è un tipo di intervento volto alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti, in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. L’obiettivo principale trova dimora nel raggiungimento di accordi, che i due coniugi si impegnano a mantenere nel tempo, grazie all’aiuto del mediatore familiare.

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La mediazione familiare si rivolge soprattutto alle coppie con bambini, ma può anche essere indirizzata a chi non ha figli; è un approccio per la riorganizzazione emotiva e relazionale, ma può anche occuparsi di aspetti pratici e concreti; può essere “parziale” o “globale”; può avere fasi procedurali differenti in base agli orientamenti, ma allo stesso momento segue principi chiari e mira ad obbiettivi comuni.

Le prime esperienze di mediazione familiare, che sono maturate in Italia, sono state definite di tipo “parziale” mentre negli Stati Uniti, nel Canada e nei paesi europei di lingua francese ed inglese si è sviluppato un modello di mediazione familiare di tipo “globale”.

La mediazione viene definita con il termine “parziale” in quanto il processo di regolamentazione della conflittualità si occupa delle questioni educative e relazionali della coppia di genitori e non di quelle economico patrimoniali. Nel processo di mediazione, indipendentemente dal modello, è riconosciuta la centralità dei bambini, considerandoli il fine primario e prioritario del percorso di mediazione, assegnando ai genitori l’improtante compito di continuare ad occuparsi dei figli anche dopo la separazione o il divorzio.

La mediazione familiare, inoltre, nella sua autonomia, non si pone come una modalità sostitutiva o competitiva del sistema giudiziario, basato sui giudici e sugli avvocati. La mediazione, d’altra parte, non è un ripiego nei confronti del sistema legale e tanto meno una psicoterapia. La mediazione familiare non cerca né vinti né vincitori, ma vuole porre tutti i soggetti interessati sullo stesso piano. Per questo motivo la mediazione familiare è dedicata soprattutto a quei genitori che posseggono la sensibilità di comprendere come annosi contenziosi e lunghi percorsi di vita caratterizzati da continui conflitti, possono arrecare tristezza, disperazione e malessere nei propri figli. La conflittualità tra le parti non dovrebbe impedire ai genitori di affrontare le problematiche che gli effetti di questa situazione potrebbe provocare nei minori. La devianza, come effetto del disagio vissuto ad oltranza dal giovane, può essere concepita come un vero e proprio danno psichico che inizia a svilupparsi dai primi segni di deriva esistenziale del fanciullo.

Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi