creatività, pensiero creativo, un approccio creativo alla vita.

La persona creativa ha un’ampia visione del mondo. Non si sforza di risolvere nuovi problemi con antiche soluzioni, parte dal presupposto di non conoscere immediatamente le risposte, è disposta a pensare, ad attivare la sua funzione riflessiva. Affronta la vita con la curiosità e la spontaneità del bambino interiore, non ancora condizionato dall’ambiente a pensare ed essere in un certo modo. Una personalità rigidamente strutturata ha difficoltà a dimostrarsi creativa perché manca della libertà sufficiente per utilizzare anche la propria immaginazione nelle situazioni mutevoli della vita.
albert_einstein
Infatti, per essere creativi occorre avere immaginazione, a condizione che l’atto di immaginare non sia scardinato dalla realtà. I sogni a occhi aperti, le illusioni e le fantasie non sono espressioni creative, si tratta di immagini compensatorie lontane dalla realtà, che non potendo in nessun caso essere realizzate, lasciano l’individuo in uno stato di frustrazione. Il pensiero creativo scaturisce dall’accettazione e dal rispetto della realtà. Non ci si illude di poter trasformare la realtà conformandola ai propri desideri, ma ci si sforza di migliorare la comprensione per arricchire l’esperienza autentica della vita. L’impulso creativo è generato dalla libertà espressiva del bambino e si pone l’obiettivo di soddisfare i bisogni dell’adulto. La compenetrazione del realismo adulto e la capacità di immaginare tipica del bambino, è alla base di ogni atto creativo. L’abitudine cede il passo all’originalità.
Far crescere un bambino in una famiglia dove si senta amato e rispettato è un atto creativo. Per questo motivo non può essere attuato rispettando regole rigide. I genitori possono sintonizzarsi sul piccolo e comprendere il suo desiderio di piacere e il suo bisogno di esprimersi. Ma ci riescono a condizione di essersi liberati dai personali sensi di colpa verso il piacere e se sono in grado di esprimere i propri sentimenti con sincerità e apertura. Se un genitore si sente in colpa per il piacere, la sua indulgenza e disponibilità saranno seguite da un’ansietà, prontamente percepita dal figlio. Questo stato di ansia blocca il piccolo nell’esplorazione e nella gioia del piacere e lo farà diventare irrequieto e irritabile. Far crescere un bambino con amore e nel rispetto della sua individualità richiede un atteggiamento creativo da parte dei genitori. Significa che dovranno superare i modelli educativi utilizzati dai propri genitori e offrire fiducia al proprio reale sentire e al proprio stile di vita, libero dai condizionamenti rigidi del passato. Il rapporto con i figli per essere creativo e amorevole richiede sensibilità, immaginazione, consapevolezza (radicamento) e accettazione di sé, peculiarità che rappresentano la persona sana e creativa.
L’urgenza psicologica di porsi in modo creativo è impellente sia nel rapporto con i propri figli, sia in tutti i rapporti umani. Non è raro trovare simili limiti nell’ambito della sessualità, dove la moralità, quale eredità di un passato buio e triste, tende a rendere grigi i bellissimi colori della relazione tra persone che si amano.L’atteggiamento creativo non è scisso, ma integra gli aspetti opposti e i bisogni della personalità in un’unica espressione. Al contrario, l’atteggiamento distruttivo sgretola l’integrità della personalità contrapponendone i bisogni. Ad esempio, nonostante l’importanza del piacere, questo non può essere l’unico scopo della vita. Il piacere è collegato in modo inscindibile al conseguimento. Tuttavia, ci sono persone che avendo troppo investito per il conseguimento e per il successo, non possono godere del piacere e della gioia di vivere. L’equilibrio tra queste due forze richiede autodisciplina. La persona incapace di posporre la gratificazione immediata dei suoi desideri si trova nella condizione di un bambino: non costruisce nulla perché i piaceri ricercati hanno senso solo per la parte infantile di sé. Al contrario una persona centrata sul senso del dovere tende ad esagerare nel dedicare tempo ed energie al lavoro, a discapito delle ore di svago. Il lavoro rappresenterà un tiranno e in tutte le dittature non c’è gioia. Se non c’è piacere nel lavoro il risultato sarà un senso di frustrazione e non di gioia. In una prospettiva virtuosa le parti scisse della personalità potranno integrarsi (bambino – adulto) in modo che ad un maggiore piacere sia corrisposto un maggiore conseguimento, in equilibrio dinamico. In un individuo maturo e sano il bisogno di sicurezza e quello di sfida sono complementari.

L’individuo che accetta la sfida presente in ogni esplorazione attiva della vita si sente più al sicuro di chi si isola per evitare tale sfida. La funzione creativa degli aspetti antitetici della personalità non può essere il risultato di uno sforzo cosciente. L’atto della creazione è una funzione dell’inconscio. La mente cosciente riesce funzionare solamente tramite immagini che sono già presenti in essa. Per definizione l’atto creativo è la formazione di un immagine che esisteva precedentemente nella mente. Ciò non vuol dire che che la coscienza non svolga nessun ruolo nel processo creativo. Il problema viene sempre percepito consciamente, la soluzione mai. Se si conosce la risposta a un determinato problema si può stare dalla parte del giusto, ma la risposta giusta non è mai un atto creativo. L’approccio creativo alla vita è possibile soltanto per la persona che affonda le proprie radici negli strati inconsci della sua personalità. (Alexander Lowen, Il piacere, Astrolabio, Roma, 1984, cap. XI° – pag. 205)
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale

psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari

psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo

colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere

ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile

depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui

problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi