Il mediatore dovrà creare le condizioni favorevoli e l’atmosfera di ascolto adeguata, affinché nel corso della mediazione familiare siano manifestati i soggettivi angoli di visione dei sistemi di valori di ognuno e della coppia, rispetto gli aspetti considerati negativi.
Il mediatore dovrà prendere posizione attraverso gli elementi emersi in mediazione, rispetto ai riferimenti di valore che entrambi i genitori hanno assunto nella scelta di condividere un percorso familiare per arricchire, gestire e valorizzare la reciproca responsabilità genitoriale.
Esiste una sintomatologia propria e possibile dei fanciulli in relazione alla loro età nel contesto separativo dei genitori.
Dal 1° al 2° anno di vita: rilevata difficoltà ad addormentarsi; disorientamento; difficoltà in campo linguistico; scarso interesse per i giocattoli.
Dal 2° al 3° anno di vita: regressione nell’educazione al controllo delle funzioni psicologiche (percezione, emozione, motivazione, memoria, apprendimento, pensiero e linguaggio); attraverso cui il bambino interagisce con l’ambiente ed elabora rappresentazioni dell’ambiente e di se stesso. Ricorso ad oggetti di sostituzione, implementazione delle figure, oggetti, irritabilità facile, timidezza, pianto, particolare bisogno di contatto, ostinazione e aggressività.
Dal 3° al 5° anno di vita: comportamenti aggressivi e paura dell’aggressione, atteggiamenti di paura, diminuzione dell’autostima. Scarsa fiducia nel prossimo con comportamenti introspettivi. Le reazioni si distinguono a seconda del sesso.
Per i maschi: deficit nello sviluppo sociale, incapacità di concentrazione.
Per le femmine si verifica una interiorizzazione dei problemi, tendenza ad isolarsi assumendo comportamenti pseudo-adulti, reazioni presuntuose.
Dal 5° al 6° anno di vita: aggressività, ansia, irritabilità, attacchi di rabbia, fobie, comportamenti dipendenti, sensi di colpa per la separazione dei genitori, premesse per la verbalizzazione partecipe del disagio.
Dal 7° al 8° anno di vita: le reazioni sviluppano una netta differenziazione, tristezza seguita dalla rassegnazione, il disfacimento della famiglia viene vissuta come vera e propria minaccia alla propria realizzabilità; i sensi di colpa diminuiscono, il conflitto edipico trova ritardate realizzazioni, depressione generale che conduce a isolamento e pianto, conflitti di lealtà per i genitori con rabbia e critica verso il genitore che è accusato di aver causato la separazione.
Dal 9° al 13° anno di vita: sindromi psicosomatiche e forme depressive dovute a un’eccessiva responsabilizzazione (pseudo-maturità – responsabilizzazione destrutturata), paura di essere lasciati soli che si traduce in vergogna sociale, problemi di identità in senso sociale, problemi di autostima con evidenti riflessi nell’ambito del rendimento scolastico. La paura di un destino incerto caratterizza un senso generale di solitudine.
Dal 13° al 19° anno di vita: reazioni più plateali e violente, rabbia, dolore, frustrazione per una sensazione di inganno, vergogna sociale, difficoltà a condividere le ragioni del conflitto, timore di un futuro incerto, capacità di inquadramento iper-realistico della separazione. Sono possibili anche relazioni diametralmente opposte; dubbi sulla propria capacità di avere rapporti sereni con un partner, dubbi di ordine generale verso il proprio partner, contatti distruttivi, forme di trascuratezza voluta sia nell’aspetto esteriore che nell’impegno scolastico.
Dr. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi