che cosa è la mediazione familiare, concretamente?

Il Mediatore Familiare, concretamente, deve avere al centro della propria etica professionale il preciso obiettivo di attuare una restituzione, ai coniugi in mediazione, circa l’insieme dei loro riferimenti personali, patrimoniali e valoriali, liberati dalla conflittualità presente e indirizzati verso un accordo futuro per effetto della libera e consapevole capacità di negoziare delle parti.

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Questo tipo di capacità negoziale dovrà evolversi nel cuore dei genitori nella piena e condivisa consapevolezza che l’equilibrio di ogni decisione dipende, sostanzialmente, dalla loro capacità di continuare ad amare i loro figli. Questa concezione della transazione, dove molti interessi sono in gioco, richiede un livello di quiete tra papà e mamma, indispensabile per poter imparare a trovare insieme accordi durevoli e condividere serenamente la genitorialità.

Attivare un processo per fasi o stadi (ben individuabili) in cui il mediatore controlla la regolarità del processo, mentre la coppia ne determina i contenuti.

Per trarre dei riferimenti di etica e di valore professionale, comuni alle specifiche deontologie professionali coinvolte nella formazione del singolo mediatore familiare, è possibile orientarsi secondo i seguenti principi metodologici:

1. COMUNICAZIONE. La mediazione familiare può attivarsi e procedere solo con il principale obiettivo di rimuovere le difficoltà di comunicazione delle parti durante la loro esposizione delle ragioni del conflitto e, comunque, durante tutte le fasi di mediazione.

2. FUTURO. La mediazione familiare deve indurre la percezione delle priorità negoziali verso il futuro, superando i contesti di rivendicazione propri del passato delle parti, aprendo prospettive per favorire l’implemento della capacità delle parti di trovare, insieme, possibili soluzioni in relazione ad ogni singolo problema.

3. NECESSITA’ PSICO-EMOTIVE. La mediazione familiare deve aiutare i genitori a tenere in giusto conto le necessità psico-emotive di ciascuno di loro, dei figli e, soprattutto, della possibilità di investire sulla disponibilità dell’altro come co-genitore, nell’interesse dei figli. I genitori avranno, nel corso della mediazione, l’opportunità di darsi reciprocamente atto che i possibili effetti negativi, derivanti dai dissapori passati tra loro, non dovranno mai colpire i bambini. Questa è una preziosa alleanza che dovrebbe accompagnare gli ex coniugi per tutta la vita.

4. PREVENZIONE. la mediazione familiare deve tendere a costruire uno schema orientativo di riferimento per la soluzione delle controversie anche future; di qui la necessità di riconoscere, secondo criteri di cognitivismo valoriale, il fondamento etico della genitorialità. Il mediatore familiare ha una enorme responsabilità e solo se saprà raggiungere il cuore dei genitori potrà soddisfare interamente la sua funzione preventiva. Per questo obiettivo, che rappresenta il valore più importante della mediazione, il mediatore familiare deve riuscire a sentir suonare dentro di se la sofferenza di fanciulli, non in senso lato, nel concreto: situazione per situazione, mediazione per mediazione.

Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale

psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari

psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo

colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere

ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile

depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui

problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi