Ogni relazione sentimentale incomincia con un contatto dopo un incontro. Progressivamente, ci si rende conto che si sta bene in compagnia di quella persona, stare insieme stimola la curiosità di conoscere l’altro ed il desiderio di raccontarsi.
Si sviluppa una situazione di attrazione che rende felici, nasce un sentimento e parlarsi, comunicare in tutte le forme di cui si è capaci, avvia il rapporto verso l’amore reciproco.
CHE COSA TIENE UNITO UN RAPPORTO DI COPPIA?
Sicuramente deve esistere un rapporto armonioso all’interno della coppia e questa armonia deve essere considerata preziosa dalla coppia stessa. Secondo Sternberg, vi sono tre elementi determinanti:
1. l’attrazione fisica (che non è eterna),
2. il sentimento d’amore
3. i fattori cognitivi.
I fattori cognitivi sono importantissimi: “ti conosco e mi stai bene per quello che sei”. E’ il presupposto più importante per essere certi che quella con cui stiamo è effettivamente la persona con la quale si vuole condividere il destino.
Compensazione e complementarietà. Spesso si afferma, pensando al proprio partner: è la mia mezza mela, la metà coincidente con me, mi è complementare, mi completa, insieme siamo una unità. Sembrerà strano, ma affermazioni di questo genere rappresentano le premesse di rottura di un rapporto. Il partner non è colui o colei che ci compensa. Ogni individuo deve essere intero per poter amare; non si deve fare una scelta per compensare le proprie mancanze. Il grosso problema è rappresentato dalla maturità individuale, che consente una scelta consapevole. Una analisi statistica evidenzia che il 67% negli USA ed il 30% in Italia delle coppie sono separate. Emerge che nella maggior parte dei casi per gli Stati Uniti d’America ed in una buona parte dei casi in Italia, la scelta di un partner per la vita appare poco consapevole.
Quali sono i motivi che possono creare instabilità nella coppia?
Più frequentemente di quanto possiamo immaginare è il nostro inconscio e non la nostra coscienza a governare le scelte importanti della nostra vita. L’inconscio, per effetto di bisogni e relazioni insoddisfatte del nostro passato (rapporto padre/figlio-a, madre/figlia-o, ingranaggi di famiglia ecc.) domina le nostre scelte e ci porta a ripetere sistematicamente i medesimi errori. Il vissuto dei genitori, cioè come i genitori di un individuo si sono relazionati tra loro, rappresenta il primo modello con il quale ci siamo confrontati. I bambini osservano tutto. Osservando i disegni della famiglia, realizzati dai bambini, si ottiene un quadro generale di come il bambino sta vivendo la sua famiglia in quel momento. Un bambino che non si è potuto fidare dei suoi genitori nei primi anni di età, sarà incline alla diffidenza esagerata nella vita adulta. E’ il caso di quelle mogli e di quei mariti sempre dubbiosi, che fanno vivere al proprio partner una condizione di continuo ed ingiustificato “stato di prova”.
Se non ci siamo sentiti riconosciuti da bambini, mediante l’indifferenza o la svalutazione: tu non vali nulla, ma cosa vuoi fare.. ecc. La tendenza a trattare con sufficienza ed a svalutare il nostro partner sarà presente. Non è piacevole vivere a fianco ad una persona che ci svaluta. Chi da piccolo è stato giudicato continuamente, senza mai una lode anche quando è veramente meritata, tende ad inglobare per assorbimento questo atteggiamento è replicarlo successivamente. L’adulto con questa esperienza infantile è incline allo scontro, alla reazione eccessiva: ecco, non mi dici questo perchè… Sei sempre lo stesso e non cambi mai…
Quando la permanenza opprimente all’interno della famiglia dei genitori origina legami simili alla prigionia, in una cornice dove i coniugi si sono oppressi e si opprimono a vicenda, cresce nel figlio/a il desiderio di fare anche il “patto col diavolo” pur di uscire velocemente dalla gravosa situazione familiare, percepita come un forzosa e dolorosa convivenza.
Esistono individui che da bambini non hanno conosciuto l’amore rassicurante di cui avevano bisogno, hanno vissuto rapporti poco intimi con i loro genitori: figure fredde, che prendono poco in braccio i loro bambini, che non li coccolano, non li accarezzano, non li baciano a sufficienza. Un passato più o meno traumatico lascia sempre tracce nei tratti del carattere di un individuo e senza un “contatto” con il proprio rimosso, senza la curiosità di conoscere se stessi, risulta difficile poter dedicare amore ad attenzione ad un altra persona.
Molte persone vivono con il timore di perdere la propria identità e la propria indipendenza. Una identità che può diventare repressa all’interno della famiglia: “non devi fare questo, non devi uscire, ecc. Senza conoscere l’ego non è possibile superarlo.
Questo fenomeno, riferito al dominio dell’inconscio, è stato definito da Sigmund Freud la terza ferita all’orgoglio umano:, la psicoanalisi freudiana rappresenta l’uomo, sempre indicato quale essere pensante e capace di operare libero da condizionamenti, sia invece assoggettato a potenti forze irrazionali, riconducibili al potere dell’inconscio. L’uomo non è più il protagonista della propria vita, ma un burattino governato da forze sconosciute. Questa situazione è tanto operante quanto le difese di un individuo sono tali da non consentirgli di ammettere il problema stesso e quindi di iniziare un percorso per fare qualcosa di quello che altri hanno fatto di lui (Jean-Paul Sartre).
Una visione infantile ed illusoria del rapporto di coppia non può funzionare nel tempo. L’egocentrismo (io, io, io, io…tu mi devi dare..) ed il il narcisismo seguono il principio del piacere ed il troppo in un rapporto fa male quanto il troppo poco. Una fissità adolescenziale per immaturità si nutre della ribellione, di affermazione di se. Ha bisogno di autonomia, ribadisce pedantemente i concetti e gli aspetti egoistici della personalità (si pensa solo ai viaggi, alla palestra, ai gruppi dei pari, alle avventure, ad iniziative emozionanti, da brivido, sport estremi ecc.). La visione illusoria, tipica di una visione immatura della vita, avvia comportamenti apparentemente autolesionistici: “lo sposo anche se ha tanti difetti, è destino; io lo farò cambiare “. Un senso di onnipotenza, capace di trasformare tutto a proprio piacimento, anche le persone.
La visione matura di un rapporto è equilibrata. Le aspirazioni e le attese sono congrue con la realtà. Quando queste sono esagerate, eccessive e non realistiche, “mi aspetto che mio marito all’occorrenza mi faccia da papà, mia moglie è una persona straordinaria, non è come le altre.. ecc.”, queste distruggono il rapporto.
Il rapporto d’amore in una coppia sana è un rapporto che non ha bisogno di conferme eccessive, straordinarie e continue, è una aurea via di mezzo, in armonia, non troppo e non troppo poco. La libertà ed autonomia di ogni appartenente alla coppia è presente e non eccessiva. E’ difficile stare nel mezzo, tra terra e cielo, dove ci appartengono sia le qualità del cielo che quelle della terra (Confucio).
Non possiamo amare una persona della quale siamo dipendenti. I figli odiano i genitori dai quali dipendono troppo. La dipendenza provoca l’abbruttimento di un qualsiasi rapporto. Svilisce, svaluta, umilia l’individuo dipendente e stufa, annoia la parte oggetto della dipendenza stessa.
La maturità sufficiente di ogni individuo (genitalità freudiana, la persona capace di amare),
Una identità ben definita,
La parità nel rapporto (condivisione e solidarietà),
Attrazione fisica (complementarietà), ci si deve piacere,
Sentimento d’amore,
Fattori cognitivi (amo te perché ti conosco e mi stai bene),
Essere entrambi persone mature, anche dal punto di vista della conoscenza di se.
Sostanzialmente quando è capace di essere se stessa ed in rapporto con gli altri. La persona matura è consapevole della propria unicità ed è l’artefice di questa realizzazione; è altrettanto capace di considerare l’unicità del partner.
E’ in positiva evoluzione della propria libido (orale – anale – fallica – genitale). Vive una soddisfacente relazione sessuale con il proprio partner. La complementarietà in una coppia è fondamentale; la sua assenza crea una grave frustrazione, al punto da non poter sostenere il rapporto.
La persona matura é in armonia con la società, si è realizzata positivamente con gli altri. Ad esempio, l’adolescente non può essere una persona matura, perché è in continua opposizione con gli altri.
La persona matura è libera dalle pulsioni libidiche verso figure negative introiettate (si tratta degli “ingranaggi” di famiglia d’origine, madre/strega cattiva, padre/drago-autoritario/normativo ecc. La prigionia inconsapevole di queste pulsioni caratterizza la coazione a ripetere, cioè a replicare gli stessi atteggiamenti, gli stessi comportamenti, considerati errori perché razionalmente non ci piacciono.
La persona matura è entrata in contatto con i suoi problemi inconsci e li ha integrati, veicolando positivamente le proprie pulsioni aggressive. La coscientizzazione è un elemento tipico del “metodo Paulo Freire”, rappresenta il rovesciamento del tipo di insegnamento tradizionale. Applicato a questo contesto possiamo comprendere come una autoanalisi cosciente e consapevole sia in grado di veicolare in positivo le pulsioni aggressive. Ad esempio l’aggressività utilizzata per la professione di avvocato dei deboli, oppure nella situazione del chirurgo che salva vite umane ecc. Piuttosto che picchiare la gente. Dare agli altri non impoverisce, ma arricchisce.
Appoggio e sicurezza non devono essere elementi sostanziali del rapporto. La sicurezza deve essere dentro ogni individuo, indipendentemente dall’altro. In un buon rapporto, la coppia cresce insieme. La dove uno dei due cresce e l’altro no, con il passare del tempo ogni appartenente della coppia ha la sensazione di convivere con un estraneo, non ci si riconosce più ed i ricordi piacevoli che hanno unito si dimostrano molto diversi alla realtà quotidiana. Spesso, questi problemi sono emergono per una mancanza di dialogo e non si cerca insieme il modo per trasformare, rilanciare, rendere positivo il rapporto. Ogni individuo si “arrocca” all’interno di se e non comunica, vive in uno stato di assedio psicologico, per paura.
L’amore senza condizioni è una utopia. L’armonia non è il naturale svolgersi delle relazioni di coppia durevoli (decine e decine di anni di vita insieme). Si tratta di un lavoro alimentato dall’amore e dal desiderio, nonostante tutto, di rimanere insieme.
Quali sono le paure e le possibilità all’interno delle dinamiche della coppia?
La capacità di comunicarsi reciprocamente i propri valori. Ci siamo mai chiesti se siamo stati in grado, in un periodo di crisi, di dare la corretta consistenza alla comunicazione dei valori che per noi sono preziosi? E’ importante raccontare se stessi con estrema sincerità; diversamente il nostro partner riceverà una maschera di noi e non la nostra vera personalità.
Chi ascolta il partner che si racconta in modo sincero potrà sensibilizzare la sua capacità di rispettare i sentimenti, i valori dell’altro ed i propri. Il problema che potrebbe emergere, quando ci si impegna per conquistare il coraggio di raccontarsi, è la paura di non essere capiti. Chi non è stato compreso nel suo passato, non ha motivo apparente per ritenere che il partner sia in grado di comportarsi umanamente. E’ un grave errore, la comprensione vicendevole è alla base di ogni rapporto umano, soprattutto in un legame di coppia.
Dobbiamo accettare i limiti di ciascuno (questo non lo so, questo non lo so fare, puoi aiutarmi a fare questa cosa ecc.), stare insieme non è una prestazione. Il nostro partner non deve vivere nel terrore di non essere accettato; occorre comprensione ed empatia.
Sapersi mettere in discussione per evolvere. Non esiste solo il nostro punto di vista.
Esempio: “Mi ha ferito, forse non lo ha fatto intenzionalmente, desidero comunicartelo subito, perché ha fiducia di lui/lei”. Sono certo/a che non te ne approfitterà. E’ la sfiducia che alimenta la paura che l’altro se ne approfitti.
Errare è umano e tutte le persone prima o poi commettono errori. Ricercare la perfezione nel partner non è certo una manifestazione di amore.
L’armonia che una coppia sarà in grado di costruire insieme rappresenta la serenità familiare che accompagnerà il lungo percorso di vita insieme.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi