casi non mediabili o con scarsa mediabilità

Esistono situazioni di non mediabilità o di scarsa mediabilità. La mediazione familiare ha poche possibilità di successo quando:

1. Le parti chiedono “giustizia”, rivolgendosi direttamente ed unicamente all’apparato giudiziario per ottenere un risarcimento o per umiliare il partner. In questa situazione vengono a mancare i presupposti fondamentali per avviare la mediazione. Per poter iniziare la mediazione occorre che i coniugi cambino atteggiamento prima di ogni passaggio successivo.

2. Il ricorso all’autorità giudiziaria è un percorso obbligatorio. Quando la storia di una coppia è caratterizzata da episodi di sfruttamento sessuale, di violenza agita sul coniuge o sui figli, nonché problematiche riconducibili alla tossicodipendenza o all’alcolismo. In questi casi la mediazione non è efficace.

In questi casi è preferibile suggerire una altro percorso alle parti, quello della consulenza tecnica d’ufficio.

I centri a cui rivolgersi in queste particolari situazioni sono specializzati in consulenza, mediazione e terapia del divorzio. Essi operano a stretto contatto con la magistratura, intervengono sulla domanda di giustizia e di aiuto, tipica delle situazioni familiari a più grave rischio evolutivo, cercando di offrire le risposte più adatte, aderendo alle necessità di ogni famiglia.

3. Dove è presente l’assoluta mancanza di comunicazione tra i componenti della coppia. Le parti non manifestano alcuna volontà di dialogare, né di litigare. Ricercare possibili accordi diventa impossibile, pensare al bene dei figli risulta uno sforzo insopportabile, perché ogni appartenente alla coppia considererà l’altro come se non esistesse, come se fosse così cambiato dai ricordi trascorsi da cancellare ogni segno della realtà in svolgimento.

4. Quelli dove la vicenda separativa è gestita come se fosse una metaforica partita di calcio. Le due squadre, ovvero le due figure della coppia, giocano in modo sleale per vincere a tutti i costi. In questa gara si gioca per conquistare il maggior numero di tifosi allo scopo di intimorire l’avversario. In questa partita dell’assurdo gli stessi tifosi in un dato momento entrano in campo, commettendo anche loro qualsiasi scorrettezza pur di far vincere la propria squadra. Il gioco, senza arbitro e senza regole, si fa sempre più ricco di falli ed aumenta la pericolosità; il rischio di subire danni aumenta in modo esponenziale con il continuare della partita.

5. Un’altra situazione da valutarsi attentamente, consiste nella separazione vissuta come un incontro di boxe. In questo caso non si cercano alleati, la presenza di tifoseria è indesiderata. Ogni membro della coppia sembra voler risolvere tutto con lo scontro diretto che, abitualmente, non degenera in scontri di carattere fisico. Affetti, rabbia ed emozioni sono scaricati sull’avversario come colpi durissimi. I due pugili si affrontano anch’essi senza arbitro ed utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per aggiudicarsi la vittoria sull’altro. Quando l’avversario è in difficoltà si approfitta della situazione cercando di colpirlo per dargli il colpo di grazia.

6. Esiste una ulteriore tipologia di mediazione impossibile, si verifica quando uno dei due soggetti della coppia genitoriale, calatosi nel ruolo di vittima, sceglie di recitare la parte dell’attore passivo e non offre alcun contributo per tentare di migliorare la gestione del conflitto. In questo caso la figura di uno dei due protagonisti si scolorisce, al punto da apparire unicamente come una scala di grigio, senza la speranza in una nota di colore.

Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale

psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari

psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo

colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere

ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile

depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui

problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi