Un fiore ricco di colori, aperto al sole, sbocciato e cresciuto in situazioni assurde, difficili, aride, pericolose, offre stupende emozioni. Apre il cuore alla speranza, alla possibilità, alla gioia e all’amore. Anche un genitore che affonda le sue radici di figlio in un ambiente ostile, duro, difficile, può scrollarsi i toni neri e grigi per arricchirsi di colori, profumi e presentarsi così ai suoi figlioli. Si tratta di un cambiamento difficile, doloroso, lungo, impegnativo, ma ne vale la pena.
Uno sguardo lontano, privo di vicinanza emotiva dei genitori provoca nel bambino uno sguardo povero di colori espressivi. Il contatto oculare racconta le ferite dell’anima.
Lo sguardo severo e ostile dei genitori genera nel fanciullo un’espressione timorosa, sempre in tensione, con la paura costante che ci sia in lui qualcosa che non va, qualcosa che potrebbe provocare il giudizio negativo del genitore.
La vita infantile è l’incontro con il mondo dei giganti, così appaiono gli adulti al bambino. L’ira, la rabbia eccessiva e frequente della madre o del padre è un vero shock per il fanciullo. Per tentare di superare quella triste e dolorosa situazione piange, urla, si dimena, batte i piedi. Se queste manifestazioni naturali non sono accettate dai genitori il bambino è costretto a ritirarsi dentro se, perdendo il contatto con la relazione. Ora le sue reazioni sono addomesticate, non reagisce più con naturalezza, la rimozione della sua reazione energetica procura una una contrazione dei muscoli nel tentativo di corazzarsi e “tenere dentro” le emozioni che non possono e non devono venire fuori. La scarica aggressiva e la paura si blocca in modo cronico perché altrettanto cronicamente permane l’ostilità dei genitori. Il pianto del piccolo può generare reazioni rabbiose dei genitori che spesso dicono in modo autoritario:”non piangere”; “se piangi te ne do ancora” e altre frasi d’effetto e ricche di violenza.
Diventare genitore significa entrare in contatto con il proprio figlio, con il proprio bambino interiore e con le figure genitoriali introiettate.
Se il genitore è in grado di elaborare una critica costruttiva nei confronti del comportamento violento dei propri genitori, quando si sente invaso dalla violenza introiettata (identificazione con l’aggressore) nei confronti di suo figlio, è capace di contenersi, fermarsi, radicarsi attraverso una leale autocritica. Se le tendenze violente dovessero presentarsi puntualmente come un “demone” dei propri genitori introiettati, il radicamento, cioè l’aderenza con la realtà (lui è un bambino, io sono un adulto), lo spingerà a cercare un aiuto terapeutico che gli consenta di liberarsi dalla spirale di odio e ostilità che ha subito e che non vorrebbe dedicare al proprio bambino.
Purtroppo sono rare le persone in grado di fare una autocritica che consenta di trasformare la propria aridità affettiva e rabbia emotiva in amore, così come è raro vedere un fiore spuntare dalla dura roccia, dall’asfalto o nell’arido deserto, quando accade è meraviglioso. Trasformare il furore e tutti i sentimenti negativi introiettati in amore per i figli rende padri e madri Eroi della propria esistenza.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi