Educare precocemente il bambino al controllo degli sfinteri lo obbliga ad esercitare il controllo dell’evacuazione contraendo la muscolatura del pavimento pelvico. Abitualmente le terminazioni nervose dello sfintere anale non sono funzionali fino a 30 mesi di età, per questo motivo il bambino di età inferiore a due anni e mezzo è costretto ad usare altri muscoli per ottenere il controllo della scarica anale.
In questa situazione i muscoli interessati sono: l’elevatore dell’ano, l’ileopsoas e i muscoli glutei. Quando questi muscoli rimangono contratti il bambino sviluppa la percezione che se li lasciasse andare rilassandoli, i glutei potrebbero cadere. In una fase iniziale questi tentativi del bambino per recuperare un equilibrio psicologico creano in lui confusione, ma in seguito la cronicità aggrava la situazione. La costrizione a determinate manovre igieniche precoci potrebbe sviluppare il fenomeno del “dispetto anale”, che provoca spesso severe punizioni. Se questo accade con una certa ripetitività nel tentativo di educare il bambino con mezzi coercitivi, il risultato sarà sempre una sottomissione apparente del bambino, che tenderà a nascondere la ribellione sottostante e repressa. Non è raro che molti genitori rinforzino la sottomissione apparente, confondendola con benevolenza e segno di progresso nel processo di educazione. Quando un bambino viene umiliato per una funzione naturale, risponderà con il desiderio di ricambiare l’umiliazione; il dispetto e l’ostilità anale porteranno effetti negativi sulla personalità. Sculacciare il sedere, soprattutto se nudo e con regolarità spaventa e umilia il bambino, costringendolo a contrarre i muscoli superficiali per resistere al dolore. Il bambino respinge le sensazione delle natiche per non avvertire la punizione. Tutto ciò comporta tensione, non solo a livello dei glutei, ma anche dei muscoli delle cosce e della regione lombosacrale, poiché il flusso inferiore è bloccato e favorisce lo stato di fissazione. Per tornare ad avere sensazioni nel sedere occorre fare in modo che i sentimenti negativi e ostili associati alla tensione muscolare siano attivati e liberati. Non è facile riuscirci, perché l’area sulla quale bisogna operare è stata rimossa dalla coscienza per così lungo tempo che molta gente adulta non si rende conto del disturbo. (Alexander Lowen, La voce del corpo, (Astrolabio, Roma, 2009, cap. IX° – pag. 251). La mancanza di consapevolezza della propria postura condizionata da tensioni muscolari, sottrae al corpo la grazia e l’armonia naturale che spontaneamente previene molte patologie del rachide e dell’articolazione coxo-femorale e tutti i correlati psichici collegati. Tale consapevolezza si sviluppa attraverso la terapia bioenergetica, con l’utilizzo tecniche adeguate.
Dott. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, Supervisore
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi