Non posso nascondere una certa reticenza nell’affrontare questo argomento, lo sento fastidioso da trattare. Il periodo Coronavirus mi appare anti analisi bioenergetica. Il mondo virtuale con sedute skipe, zoom, etc, altera la percezione del corpo, del respiro, del contatto in tutte le sue forme, della presenza corporea, che caratterizza non solo la pratica clinica ma anche un modo di essere e di vivere la quotidianità.
Faccio un salto nel tempo e ricordo le prime letture dei libri di Alexander Lowen, padre dell’analisi bioenergetica, il mio stupore, il piacere di questa scoperta così importante, leggevo e mi arricchivo, sentivo un cambiamento profondo e un’integrazione tra esperienze passate e possibilità per un sogno rivolto al futuro. La SIAB, quattro anni più uno, il desiderio di ripetere questa lunga e per alcuni versi sconvolgente esperienza, in senso positivo. Ancora quattro anni come tutor di un training di formazione, la preziosa opportunità di rivivere passaggi emozionanti da una diversa angolazione, con una nuova prospettiva. I congressi, la formazione in itinere, gli incontri con colleghe, colleghi, spesso lontani geograficamente e vicini come sorelle e fratelli d’anima. Tutto questo diventata parte di me e caratterizza il mio stile nella relazione d’aiuto. Nel ruolo di terapeuta comprendo la situazione, il pericolo di contagio e come il radicamento,utile per aderire alla realtà storica che stiamo vivendo, sia funzionale e forse indispensabile, tuttavia, le sedute in remoto, skipe, zoom, etc. mi affaticano. Avverto tensioni che tento di sciogliere, resto in contatto con una mia parte ribelle, rivoluzionaria, che vorrebbe minimizzare il pericolo, ispirandosi alla discutibile qualità d’informazione e di comunicazione, spesso contraddittoria. Penso alle diverse reazioni, rabbia verso il prossimo, rabbia verso le istituzioni, protesta, “caccia all’untore”; segnali di come meccanismi di difesa e posizioni regressive possano suggestionare e “rapire l’individuo, facendogli incontrare paure profonde e identificazioni con l’aggressore, reali, presunto o immaginarie. Con un profondo respiro mi immergo nei ricordi infantili, ripercorro il mio personale percorso terapeutico e incontro il bambino che sono stato, le contraddizioni e le ingiustizie sofferte, come ho reagito trovando un compromesso di sopravvivenza e come il mio corpo si è adattato. Penso a quello che ci sarebbe dovuto essere e che non c’è stato, al bisogno di giustizia, lealtà, coerenza. Ricordando la navigazione attraverso il mio mare affettivo incontro i miei pazienti, in una danza alimentata dalla speranza, il miglioramento progressivo degli effetti di una situazione dolorosa. Si evidenzia una singolare analogia tra la situazione di emergenza coronavirus ed i vissuti infantili, e come lo stile di attaccamento condizioni la risposta emotiva a questa situazione di emergenza. Considero la resa alla limitazione della libertà, in questo periodo come da bambino nel rapporto con i genitori, come la strada più comoda per raggiungere la calda estate che verrà. Da bambino la calda estate fu il passaggio alla vita adulta, ma non è sufficiente.
La libertà esterna non è sufficiente, si deve raggiungere anche la libertà interiore, ossia la libertà di esprimere apertamente i propri sentimenti
(Alexander Lowen, Arrendersi al Corpo, Astrolabio, pag. 12)
Dr. Cosimo Aruta
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Bioenergetico, supervisore
Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia con il n° 12147
Studio di psicologia, psicoterapia, consulenza di coppia, mediazione familiare a Milano
psicoterapia individuale – cura dell’ansia, della depressione, dello stress del disagio relazionale ed esistenziale
psicoterapia di coppia – meccanismi inconsci possono condizionare gioie, liti, conflitti, tradimenti e incomprensioni familiari
psicoterapia di gruppo – di analisi bioenergetica, la conduzione che si struttura anche attraverso il linguaggio del corpo
colloquio psicologico – è un incontro tra uno psicologo e una persona che lo contatta a causa di un malessere
ansia e attacchi di panico – la respirazione corta è condizionata da difese caratteriali per la sopravvivenza infantile
depressione, calo di energia – inchioda l’individuo, tristezza, sconforto, disagio, malinconia, si impossessano di lui
problemi caratteriali, relazionali – bisogno di intimità e auto espressione, paura che i due elementi possano escludersi